Documentario televisivo, trasmesso in tre puntate negli anni ’80 dalla seconda rete della RAI all’interno della rubrica “Speciali Primo Piano”.
Ancora una volta il tema scelto e approfondito da Vittorio De Seta è lo sradicamento, un dramma vissuto dagli oltre sessantamila vietnamiti in fuga dalla guerra e le centinaia di migliaia di cinesi, che emigrano illegalmente nella città di Hong Kong, città sotto il protettorato inglese. Il regista si sofferma sulla condizione difficile del vivere quotidiano: famiglie intere stipate in appartamenti di pochi metri quadri, un esercito di persone alla ricerca di un lavoro in nero, unica risorsa di vita in questa metropoli sempre più gigantesca e disumanizzante. Una lettura, quella del regista, sulla modernizzazione e le sue disastrose conseguenze sulle ex civiltà contadine.
Nel primo episodio vediamo un aereo in avvicinamento all’aeroporto di Hong Kong. L’aereo atterra in una città ultramoderna, tutta grattacieli, nella cui baia ci sono barche sovraffollate di profughi, le boat people. Uno dei campi di transito è situato nei capannoni in disuso della Compagnia delle Indie, stracolmi di gente. Hong Kong in realtà è una città cinese: porto franco, città cerniera tra capitalismo e comunismo, frutto di un compromesso, rappresenta una mediazione tra la Cina e il resto del mondo. Ogni anno duecento-trecentomila persone vi entrano clandestinamente tra cui molti giovani, così l’età media della popolazione è di ventiquattro anni. Hong Kong è una città ricca, non si pagano tasse e ci sono banche di tutti i paesi.
Il secondo episodio propone l’intervista ad una famiglia, giunta in città insieme ad altri 42 profughi. La madre lavora al nono piano di un grattacielo, dove ha sede un’azienda elettronica. I due terzi dei dipendenti sono vietnamiti e guadagnano cinquemila lire al giorno, la remunerazione così esigua è una strategia per tenere bassi i salari. Hong Kong è una città sovrappopolata: in un suo quartiere si registra la più alta densità mondiale, 144.000 abitanti per chilometro quadrato.
Nella terza puntata si affronta il fenomeno dell’immigrazione clandestina cinese. I militari catturano nella notte diciotto fuggiaschi, che vengono restituiti alla Cina ma che hanno già tentato più volte di entrare a Hong Kong. Il lavoro e la vita in comune hanno reso indistinguibili cinesi, vietnamiti e gente del luogo. Qui la vita non si ferma mai e nella notte illuminata dalle insegne c’è un flusso continuo di auto. I contadini cinesi dei villaggi vedono da lontano le luci della città e ne restano abbagliati come falene.