Il programma televisivo è diviso in 4 episodi, andati in onda su RAI Due nei giorni 19 e 26 marzo, 2 e 9 aprile 1981.
De Seta realizza la serie televisiva ritornando negli stessi luoghi che erano stati protagonisti di una serie di documentari da lui girati negli anni Cinquanta. Non è frequente in questo cinema attento ai mutamenti sociali che il cineasta torni a filmare la realtà più volte di seguito. Opera chiave nella produzione di De Seta, questo lavoro ha permesso all’autore di esprimere la propria poetica in maniera più fluida che nei film, anche grazie al mezzo televisivo.
Il regista mette a confronto le immagini dei suoi primi documentari con riprese effettuate venticinque anni dopo negli stessi luoghi. Attraverso uno straordinario montaggio incrociato di passato e presente, De Seta invita il pubblico a prendere coscienza riguardo alcune questioni fondamentali, quali il rapporto con la memoria storica e sociale, la rimozione dell’identità e di appartenenza a una cultura, il significato dell’arcaico, gli effetti dell’innovazione tecnologica, l’affermarsi del consumismo di massa, l’ideologizzazione della natura e la perdita di relazione con essa.
Il primo episodio, contenente immagini tratte da Lu tempu di lu pisci spata del 1954, è dedicato alla pesca di questa specie ittica e alla scomparsa dell’antica tecnica di cattura, sostituita dal netto prevalere del mezzo meccanico e della caccia indiscriminata.
Nella seconda puntata il regista ci conduce a Mazara del Vallo dove, malgrado l’uso di nuove imbarcazioni dotate di strumentazioni sofisticate come radar ed ecoscandagli, la situazione è peggiorata. I pescherecci infatti, sono costretti a sconfinare per poter lavorare proficuamente. Seguono le immagini delle Isole Eolie rimaste sconosciute fino agli anni ’60, su cui adesso invece sbarcano migliaia di auto e di turisti. Le isole hanno perso la loro connotazione naturale ed i turisti non vanno a visitare i luoghi con una storia ed una tradizione ma posti, scattando fotografie in maniera ossessiva. La costruzione di centinaia di case, edificate anche sulle colate laviche dell’isola di Vulcano, ha deturpato il territorio.
Il terzo episodio è diviso in due parti: la situazione delle miniere di zolfo, dapprima fonte di sostentamento per migliaia di siciliani poi quasi completamente chiuse, e le tradizioni sacre nell’Isola, con il racconto dei festeggiamenti per la Pasqua, contrapposti agli stessi riti negli anni Cinquanta.
Temi del quarto e ultimo episodio sono la mietitura del grano che nel 1955 era eseguita con le falci e oggi invece è meccanizzata, e la pesca del tonno praticata per secoli nelle tonnare siciliane e oggi fenomeno turistico.