Il documentario ci mostra come i colori della natura, da quelli dei fiori di zagara a quelli degli aranceti, siano stati assorbiti dalla tradizione artistica siciliana. Essi si profondono infatti nella tessitura dei famosi tappeti di Mascalucia, la cui nascita si deve all’abilità delle donne che con precisione e costanza alimentano il funzionamento dell’antico telaio. Vengono riprodotti, grazie alla mano del pittore, sui carretti siciliani, sulle terrecotte, sulla pelle dei tamburelli e su quelli dei teloni dei cantastorie, tutti campiti da colori vivacissimi con cui si rappresentano i temi più cari agli isolani, quelli legati alla virtù e all’eroismo.
La brillante vivacità tipica di questa terra entra però in contrasto con la grigia desolazione che caratterizza le terre più esposte all’ira dell’Etna: la sciara, la lava in dialetto. Da questa si estrae la pietra per uso edilizio. La sciara ha ricoperto e ricopre ettari di terra divenuta arida e sterile, e che sorprendentemente inaspettati corsi d’acqua naturali rendono nuovamente fertile. Le immagini girate all’interno del cratere stesso infatti dimostrano come il suo interno mantenga immutata una tetra atmosfera che sembra essere paragonabile a quella delle viscere dell’Ade greco.