Il barone di Caltagirone, Domenico De Fastuca, ha ereditato dai suoi avi un vecchio palazzo e soprattutto alcune tenute che gestisce a beneficio dei contadini suoi dipendenti. Per questa “filantropica” gestione del patrimonio è costretto a indebitarsi pericolosamente. Le speranze per il suo futuro, dipendono dalle ricchezze della zia Filippa, che a sua volta ha ereditato un ricco patrimonio dall’agonizzante zio Giacomino. L’anziana zia però, è intenzionata a designare come suo unico erede Cosimo, cugino del barone, il quale conta su una discendenza maschile, contrariamente al giovane barone De Fastuca. Questi con sua grande disperazione, è arrivato alla sesta figlia, e vani sono stati i ricorsi a fattucchiere e maghi, preghiere, consulti con medici svedesi per far nascere l’agognato figlio maschio. Il barone è disperato: il paese lo deride e politicanti e trafficanti attendono come avvoltoi la sua rovina finanziaria. Mentre la moglie del barone sta per dare alla luce la settima figlia, la zia Filippa disereda Cosimo, devolvendo tutte le sue ricchezze in opere di beneficenza. Il barone Domenico riceve la notizia ma contestualmente apprende, con sorpresa e gioia, che le figlie hanno vinto 80 milioni di lire al totocalcio. Il barone felice, accoglie la sua settima figlia, incurante dei giudizi della gente.