Il tempo si ripercuote sulla tradizione e sulle abitudini dei siciliani ridefinendo le caratteristiche del nuovo in base alle esigenze che il progresso sociale e industriale impone. Il carretto siciliano ad esempio, emblema di una tradizione artigianale ricca e simbolica, è stato pian piano soppiantato dal più moderno “tre ruote”, la Moto Ape sulla quale va a trasporsi il virtuosismo dei pittori siciliani che, come nelle decorazioni del carretto tradizionale, ne campiscono la moderna struttura. Il carretto viene così relegato alla contemplative sale museali e, nella peggiore delle ipotesi, introdotto nella rete di un commercio turistico massificatorio che lo priva della sua antica dignità culturale. Una dignità che affonda le sue origini nella scelta degli elementi decorativi provenienti da moduli stilistici propri dell’arte arabo-normanna. Sono questi ad avere conferito al carretto siciliano quella fastosa e regale bellezza che viene orgogliosamente esibita per le strade dei paesi e durante le feste tradizionali dell’Isola. Ma il carretto è anche caratterizzato da una tradizione iconografica e tematica di tutto rispetto. Nei suoi dipinti si raccontano infatti le storie dei cicli bretoni, della tradizione popolare, della storia locale e nazionale, religiosa e profana. Nuove storie e nuovi soggetti si sono affiancati progressivamente a quelli più tradizionali, arricchendo sempre di più il suo patrimonio figurativo.
Le stesse storie vengono inoltre raffigurate sui teli dei cantastorie ed esibite nelle rappresentazioni dei pupi siciliani, ai quali viene affidato lo stesso obiettivo sociale e antropologico che si da al carretto, seppur raggiunto tramite forme di comunicazione diverse.
